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Matteo Addino intervista: “Il Cantante Mascherato un sogno, vorrei raccontare in un programma la vera vita dei ballerini”

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Il coreografo Matteo Addino sta vivendo un momento professionale davvero magico, che lo ha portato alla prima serata di Rai 1 con le coreografie de Il Cantante Mascherato con Milly Carlucci. Il loro sodalizio professionale era già iniziato con Ballando on The Road, con la padrona di casa talmente colpita dalle coreografie create da Matteo Addino da volerlo nel nuovo show canoro. Un successo travolgente che ha consentito anche alla sua Naima Academy di Genova di diventare ancor più popolare, anche ai suoi tanti allievi poi diventati famosi nel talent show “Amici” come Tommaso Stanziani e Giulia Pelagatti. Un coreografo dalle eccezionali capacità, che si racconta in un’intervista.

Come nasce il tuo amore per la danza?

“La mia adolescienza è stata piena di sogni quando a 13 anni ho visto il film Dirty Dancing ho capito che volevo fare il ballerino e che tipo di persona volessi diventare. Il protagonista maschile Patric Swayze  è stato per me un punto di riferimento non solo artistico ma anche personale, altruista tanto da salvare la sua ballerina  senza preoccuparsi dei pregiudizi e della cattiveria delle persone, soprattutto rimasi particolarmente colpito dall’importanza del ruolo del maestro costruendo un bellissimo rapporto tra maestro e allieva. e come l’insegnante è riuscito a trasformare una ragazza insicura  ancora acerba che si credeva persino brutta dandole nell’arco di poco tempo tanta sicurezza grazia autostima fino a farla diventare una star”.

La tua formazione?

“Tra le accademie frequentate ci tengo a nominare la scuola di Maurizio Costanzo Cinecittà campus , e l’Accademia della televisione italiana di Daniele Cipriani, dove ho potuto conoscere professionisti come Kledi, Steve Lachance, Garrison, Maria Zaffino, Orazio Caiti, Maura Paparo, Alessandra Celentano. La mia formazione è continua perché è, per me, fondamentale non sentirsi mai arrivato, cercare stimoli e nuove suggestioni. Imparare. Sono ormai tre anni che in estate vado alla millenium dance complex”.

Cosa rappresenta per te la danza?

“Per me la danza è una ragione di vita. Non posso dire che faccio il coreografo o faccio ballerino. Io sono un coreografo e sono un ballerino. Questo significa che la danza struttura la mia identità. Come il profumo per un fiore.  E come il profumo questo sono e questo senti tu, che scegli la mia danza , decidi di fare un pezzo di strada affianco a me. Crescere insieme e prendere il volo”.

 

Come hai deciso di voler aprire una tua Accademia?

“La scelta di aprire una mia accademia, nasce dalla considerazione che le scuole  frequentate, si basavano sull’insegnare un metodo, davano un’impronta precisa, del direttore o del docente. il mio sguardo, invece, mette al centro l’allievo, il suo potenziale, le sue qualità e la sua differenza . Un altro aspetto per me fondamentale è il clima familiare che contraddistingue la Mia Accademia . In primis Creare rapporti significativi. L’eventuale ansia, la tensione , devono essere un motore, non frutto di una rigidità di forma o di competizione malsana.Mi interessa l’’unione. Cosa può nascere dallo stare in relazione?. Metto in conto che agevolare rapporti personali, legami di affetto tra ballerini, sia rischioso, ma credo che la dimensione comunitaria sia la cornice migliore per far arrivare il messaggio: “racconta al mondo chi sei” esprimiti  e metti in gioco tutte le parti. Anche le frizioni, le incomprensioni, i conflitti, tutto in scena serve ,come nella vita. Questo per me è fare arte, spettacolo e iniziare lo show”.

Tanti allievi e tante soddisfazioni, qual è stata la più grande?

“Ho in mente molti momenti, se devo scegliere oggi d’ istinto senza pensare troppo, il primo campionato italiano vinto con la prima gara  che ho fatto. Mi ha reso davvero felice perché già da questa prima esperienza avevo capito che con tanto lavoro e se ci credi, anche dodici bambine di 10 anni possono vincere. Ho soprattutto l’importanza del lavoro abbinato ad una grande vittoria. Oppure al talent game con Garrison lì si respirava una discreta tensione, eravamo in molti candidati. Vincere col mio gruppo con il quale lavoravo da tanti anni è stato come sentire che tutto il mio percorso aveva un riscontro oggettivo, mettersi in gioco in una competizione così  aspra ti fa capire la strada che hai fatto e ti sprona a superare i tuoi limiti. Ovviamente approdare in una trasmissione come Il cantante mascherato  con tutta la mia scuola è stato qualcosa che dicevo ai ragazzi già quattro anni prima. Ecco avere un sogno è un modo per visualizzare una direzione, un percorso, farlo diventare progetto, canalizzare le energie e tutto si avvera . Quindi arrivare in tv sulla rete nazionale per eccellenza è stato un traguardo importantissimo”.

Ora é arrivata la televisione, parlaci del cantante mascherato?

“Il cantante mascherato è stata un’avventura incredibile sarebbe scorretto dire che ci siamo solo divertiti è stato un luogo di apprendimento importante che non dimenticherò mai quando si vede Milly Carlucci lavorare è una vera occasione di crescita imparare solo guardando come si prepara e studia con un perfezionismo che si riconosce nella calma e nel sorriso educato sempre .è un’opportunità di crescita una donna speciale anche per questo!  Raimondo Todaro  lo considero ormai un fratello siamo una coppia professionale forte e determinata e in completa sintonia. Nella danza non ci sono orari si va avanti finché lo spettacolo è perfetto finché gli ingranaggi funzionano bene o legati tra di loro. Grazie al mio gruppo di ballerini con il quale c’è un patto di appartenenza e non è un caso che si definisce il mio corpo ballo. Oggi mi sento migliore ogni momento di lavoro con tutti i miei ballerini arricchiscono me e arricchiscono loro molti cresciuti e preparati da me”.

Ballando on The road invece?

Ballando on the road E stato il mio treno verso Rai uno. Ho incontrato Milly Carlucci  ed è stata amore a prima vista. Ballando On The Road è una sfida tra talenti la quinta esibizione Milly Carlucci davanti a tutti chiede di poter incontrare il coreografo che aveva costruito quelle esibizioni ed io ero in mezzo alla platea. A quel punto mi sono diretto verso il palco e davanti a tutti lei mi ha fatto i complimenti dicendo che era un po’ che non trovava questi talenti, tra l’altro tutti della stessa scuola con tutte queste idee originali e mi chiede di parlare con un autore  che voleva il mio numero perché avrebbe avuto da propormi qualcosa di molto bello se io avessi accettato. Da lì è nato poi Il cantante mascherato. Un sogno che si avvera le mie coreografie in tv”.

La danza alta o la danza moderna, perché secondo te agli occhi del grande pubblico sono viste in modo così diverso?

“La danza alta, la danza moderna in realtà ai miei occhi non hanno tutta questa differenza che forse c’è con il grande pubblico. Per me sono due mondi paralleli, due mondi bellissimi affascinanti entrambi ma diversi. È sempre danza con sentimenti emozioni che arricchiscono il bagaglio di  chi guarda.

Hai avuto tanti allievi usciti da Amici, con chi hai un rapporto migliore?

“Ho un rapporto bellissimo con tutti i ragazzi che hanno preso parte al programma amici con tutti instauro un rapporto non solo dal punto artistico  ma anche di crescita personale cercando di prepararli il più possibile a questo mondo dello spettacolo  pieno di squali e dandogli consigli prima durante e dopo amici e con tutti creo dei legami che durano da anni. Giulia Pelagatti e Tommaso Stanzani sono stati proprio cresciuti e formati da me e li ho visti crescere e realizzarsi giorno dopo giorno sempre seguiti in ogni loro scelta. Venendo da fuori Genova vivevano in Accademia e quindi siamo diventati proprio una  famiglia, ma anche con Miguel Chavez, Federico Milan, Nik De Souzs, Alioscia Grossi e Talisa Ravagnani che frequenta la mia scuola da poco voglio bene. Tutti sanno che anche  se ora lavorano molto qui sarà sempre la loro casa”.

Che ne pensi dei talent show per i giovani?

“Una grande opportunità per i ragazzi di talento e di visibilità, purtroppo lo sono anche per i ragazzi di non talento. Tutti comunque una volta usciti di diventano famosi e popolari, sicuramente possono accumulare follower e lavorare su Instagram ma sicuramente se non hanno talento non faranno mai i ballerini. Sono una bellissima vetrina, ma la meritocrazia viene dopo”.

Hai avuto modo di fare anche diversi musical, qual è la differenza di lavoro?

“I musical sono bellissimi perché racchiudono insieme e varie realtà. Mi piace molto anche lavorare in questo campo dove le tre discipline d’arte per eccellenza si uniscono con musica canto e recitazione”.

Cosa sogni di realizzare in futuro?

“In futuro sogno  di realizzare tantissime cose, mi piacerebbe avere un mio programma televisivo con una mia idea oppure far scoprire a tutta Italia come vive il ballerino le nostre audizioni, la paura di non essere presi e di non farcela. Vorrei mostrare al grande pubblico la continua lotta per prenderti il posto e riuscire ad emergere. A breve avremo nuove sorprese”.

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