Il cortometraggio “Monsieur Quiconque”, diretto da Adalberto Lombardo vince come miglior sceneggiatura al Digital Media Fest, il festival fondato e diretto da Janet De Nardis. Il concept dell’opera emerge come un abbraccio profondo che accompagna lo spettatore lungo un flusso emozionale chiaro al giovane regista Lombardo, abile nel mostrare l’umano e l’amore in tutti i loro aspetti più atavici e nel contempo attuali: la fragilità, la rabbia, la passione, l’accidia. Attraverso il linguaggio potente delle energie creative, ogni elemento diventa quindi protagonista e fenomeno, ponte nel connubio tra realtà e illusione, paura e bellezza, differenze e uguaglianza. Abbiamo intervistato per voi il regista Adalberto Lombardo.
Come nasce la tua opera?
Monsieur Quiconque è un cortometraggio di genere fantastico. In LAMP produrremmo solo film di questo genere ma purtroppo sono produzioni molto costose e in Italia ci stiamo aprendo soltanto ora a nuovi generi cinematografici. Nello scrivere i nostri soggetti cerchiamo sempre di accostare il viaggio dell’eroe al tema arte. Nel caso di M. Quiconque, Costanza Bongiorni, la sceneggiatrice, è riuscita perfettamente nell’intento raccontando la storia di Iliàs, un non-artista che lavora come inserviente in un teatro-barca, il quale si scopre avere il superpotere dell’empatia. La barca-teatro è attraccata sulla rive gauche della Senna, sotto Notre-dame, ed è abitata da una compagnia di attori sgangherati e poco talentuosi che per tutto il giorno fanno le prove per la messa in scena di un’opera di Samuel Beckett. Iliàs li osserva attentamente durante il giorno e di notte, ripulendo il teatro e ripetendo le battute di ogni attore, prende magicamente le sembianze di quei personaggi. Mi è sembrato interessante mettere in scena il FareArte e l’EssereArte, farli giocare tra loro.
Qual è secondo te il suo punto forza?
Prima di tutto la chiave con la quale è stato scritto e girato. A me interessa raccontare questo rapporto tra l’arte e l’artista come fosse frutto di una magia o di un superpotere. Ma non voglio che questo avvenga in un mondo fantastico, bensì nel mondo reale, idealmente chiunque potrebbe diventare l’eroe delle nostre storie. Questo è un confronto che ci permette di sperimentare una quantità infinita di storie e di colori. Un altro punto di forza del film a mio avviso sta nel colore. Il colore è curato come se fosse un cartone animato: le tonalità dei costumi (della storica casa milanese Etro) e delle scenografie sono accostati per aumentare questo senso di immersione o esclusione dei personaggi negli ambienti.
Quali sono state le maggiori difficoltà per realizzare il tuo progetto?
Un altro punto di forza che però inizialmente è stata una delle maggiori difficoltà è la la multiculturalità del progetto: sono riuscito a portare sei colleghi dall’Italia a Parigi e abbiamo tirato su una troupe di cinque nazionalità diverse. Involontariamente sono state messe a confronto cinque idee diverse di fare cinema, cinque idee di espressione. Poi ovviamente il problema della lingua: italiani e francesi non sono famosi per parlare fluentemente l’inglese che era la lingua ufficiale di produzione. Io, nonostante abbia vissuto quasi due anni a Parigi non ho imparato il francese e gli attori e la troupe tecnica erano tutti locali. Fortunatamente sono una persona molto espressiva anche nei gesti e questo ha facilitato la comunicazione. Un altro aiuto ci è arrivato da una tecnologia che utilizziamo per la previsualizzazione dei nostri film, che ci permette di avere una sorta di cartone animato del film prima di produrlo. Questo ha dato un’anteprima di molte scene a tutta la troupe. E un’immagine funziona più di mille parole!
A chi dedichi il premio vinto al Digital Media Fest?
Al pubblico che crede e si gode queste nuove proposte e che ci permette di realizzarle; e alla troupe che è stata capace di vedere assieme a me Monsieur Quiconaue prima che prendesse vita.
Cosa vorresti raccontare con la prossima opera che realizzerai?
Abbiamo così tante idee ancora non realizzabili a causa degli alti costi e dello scarso coraggio a finanziare questo genere di storie. Adesso stiamo prendendo tutti questi elementi e stiamo cercando di portarli a delle realtà produttive molto più grandi di noi per facilitare la divulgazione di questo nuovo realismo magico italiano.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Stiamo aprendo una scuola di formazione e introduzione al mondo dello spettacolo, il progetto è figlio della Piazza dei Mestieri di Milano, una realtà che ha come scopo conoscere nuovi talenti e condividere le nostre idee ed esperienze. Stiamo inoltre sviluppando una tecnologia per creare set virtuali fotorealistici per facilitare la produzione dei nostri film. Il mondo dello spettacolo è saturo di proposte ed é dura risaltare tra tanti per questo sono convinto che sia necessario allargare le nostre conoscenze oltre lo spettacolo per trovare nuovi modi per intrattenere. Grazie al Festival che ha creduto in quello che facciamo.
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