Alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato nella sezione Giornate degli Autori il film “Il Tempo è ancora nostro”, che racconta la storia di un’amicizia fra due uomini di ceti sociali differenti, che dopo una vita passata a fare i conti con la propria realtà, si ritrovano grazie alla passione per il golf. “E questo è il primo lungometraggio dedicato a una delle discipline sportive fra le più nobili al mondo”. ci tiene a precisare Alessandra Scardellato che con la sua società Aurumovie ha co-prodotto il film assieme alla Father & Son. Per la regia di Maurizio Metteo Merli.
Scardellato questo film è incentrato sul golf. Una scelta importante. Cosa l’ha spinta a co-produrlo?
Lo sport è la vita. E c’è bisogno che questa disciplina, una delle più antiche e nobili del mondo, sia valorizzata il più possibile. La trama racconta la storia di amicizia tra due uomini, due poli opposti uniti dall’amore per il Golf. Uno è un ricco borghese affascinante e apparentemente felice ma la frivolezza della sua vita lo sta allontanando dalla cosa più preziosa che ha, sua figlia. L’altro invece, è sempre povero e trasandato. Gli ultimi vent’anni li ha trascorsi tra crisi d’astinenza e comunità di recupero. Entrambi hanno voglia di riscattarsi e di cambiare vita, ritrovando quella felicità tanto cercata ma mai trovata.
È una storia vera?
Il soggetto no, chiaramente. Ma può essere uno spaccato dell’esistenza di molti di noi. Prendiamo il calcio, il nuoto, il basket. Non per sottolineare l’importanza dello sport in sé, quanto per dire che le tifoserie accomunano persone di diversi strati sociali. Secondo me è un bel messaggio.
A Venezia la presentazione ha avuto un gran successo, soddisfatta?
Sì, per due motivi. Innanzi tutto perché significa che la scelta di co-produrlo è stata vincente, e poi perché il pubblico ha bisogno di prodotti di qualità Questo, mi permetta di dirlo, indipendentemente da chi li produce, da chi li gira e da chi li interpreta. Ben vengano queste trame, questi film che non sono solo mirati all’interesse commerciale. Quello c’è, ed è bene che ci sia. Ma sono in grado di lanciare messaggi positivi, questo conta moltissimo.
Lei oltre a questo film, ha già un repertorio di tutto rispetto.
Come Aurumovie abbiamo prodotto diversi corti, fra cui un documentario sul Carnevale di Venezia. Che proprio qui alla Mostra del Cinema, lo scorso anno, ha vinto un premio. A giugno abbiamo presentato alla Camera dei Deputati il microfilm “Doppia Vita” incentrato sulla lotta alla violenza contro le donne. Un successo clamoroso, ne hanno parlato anche i Tg Rai e Canale 5.
Cosa vuol dire per una donna essere produttrice. Quali sono i vantaggi e i pericoli del suo mestiere?
Vede, le donne come me che si sono affacciate a questo ambiente solo da pochi anni, vengono prese per incapaci il più delle volte. La difficoltà più grande è fare in modo che questo pregiudizio cada, e dimostrare sul campo di essere vere professioniste. Il vantaggio è un dipiù. Perché è un lavoro, ma è un lavoro che fai inizialmente spinta dalla passione. Poi arriva tutto il resto.
Progetti futuri?
Intanto siamo in uscita con “Il Tempo è ancora nostro”, perché ora la parola passa al pubblico. Sono loro poi che decidono in ultima battuta se hai fatto bene o meno. E sono sicura che avremo tante soddisfazioni. Sono stata contattata da una grande distribuzione e mi è stata sottoposta una sceneggiatura che sto valutando. Per il resto sarò fra gli ospiti della prossima Festa del Cinema di Roma e anche su Sanremo, nonostante in quel caso si parli di musica, sarò coinvolta in un progetto interessante.
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