La Mostra del cinema di Venezia 77 si apre in modo quasi scontato e doveroso. Prima ancora di ascoltare le parole del discorso della madrina Anna Foglietta c’è stato il sentito omaggio con l’applauso della Sala Grande per il compianto maestro Ennio Morricone. In omaggio al Maestro, il figlio Andrea Morricone ha diretto l’orchestra Roma Sinfonietta sulle note del Tema di Deborah dal film “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Un momento toccante, che ribadisce come questo sia stato un anno particolarmente difficile per lo spettacolo.
Anna Foglietta: “Il verbo forse è bello perché propositivo”
Anna Foglietta poi ha regalato un discorso intenso per l’apertura di Venezia 77, ricco di spunti e sfumature che ricorderemo per diverso tempo:
“La Mostra ha creato un protocollo di sicurezza nei minimi dettagli, e chiede al pubblico di essere attivo, per dimostrare che in Italia si più e si deve fare cultura. Fino a poco tempo fa pensavamo che ci saremmo abbracciati come non avevamo mai fatto. Ora siamo ancora in un limbo, una terra di mezzo dove la paura è ancora presente. Ma siamo qui a condividere un’esperienza insieme, a respirare, pur se filtrata, la stessa aria, in sicurezza. Questo festival può diventare un modello, si può fare. È un grande verbo, “fare”, è propositivo, è importante. Quest’estate ho incontrato un contadino, mi ha ispirato perché mi ha fatto capire che nella vita bisogna fare, non perdersi in chiacchiere. Un esempio di un’Italia che lavora. Voglio rivolgermi a quell’Italia fatta di tradizioni, quel fuoco che ci dice che siamo vivi. Vivi vuol dire essere umani, lottare contro l’abbruttimento culturale, noi artisti abbiamo la responsabilità di trovare un linguaggio universale, occuparci del nostro pianeta e non solo il nostro giardino, tutelare l’infanzia e non solo i nostri bambini. Quest’anno è stato l’anno degli invisibili e l’arte si è fatta più volte vostra portavoce. Grazie a tutti coloro che lavorano a Venezia 77. Grazie a Venezia. Grazie a tutti i medici e paramedici che hanno vissuto un incubo. Voglio abbracciare i famigliari delle vittime del Covid: è stata dura. E forse lo sarà ancora. Ma il futuro non è scritto. E forse questa volta abbiamo non solo la facoltà ma anche il dovere di immaginarlo, e poi di costruirlo, il mondo che verrà”.
Venezia 77, Cate Blanchett consegna il Leone d’Oro a Tilda Swinton
Joanna Hagg, regista e giurata della Mostra del cinema di Venezia 77 è salita sul palco per presentare il primo Leone alla Carriera di questa straordinaria edizione per un’attrice unica nel suo genere: “Che l’eccezionale contribuito di Tilda al cinema sia omaggiato qui a Venezia è appropriato. È imbevuta di cinema e lo si vede in ogni suo gesto. Ha ridefinito i confini del cinema e modellato la nostra cultura ispirando generazioni di artisti ad espandere il loro senso della possibilita’. In questo tempo che ci spinge al conformismo, Tilda ci invita ad essere noi stessi. Forse non capiremo fino in fondo per molti anni l’impatto che Tilda ha avuto nel cinema, forse non ci bastera’ tutta la nostra vita. Dunque questo premio non e’ solo una celebrazione dei risultati che Tilda ha conseguito come cineasta fino ad ora. È una celebrazione di tutto quello che deve ancora fare e di tutto quello che noi possiamo ancora attendere con ansia“.
Tilda Swinton è poi apparsa sul palco, splendida in abito bianco e, dopo aver ricevuto il Leone d’Oro dalle mani di Cate Blanchett ha pronunciato un discorso pregno d’amore, compreso il ricordo dell’amico attore Chadwick Boseman scomparso pochi giorni fa:
“Se posso, vorrei dire per conto di tutti noi e insieme alla grande Ann Hui (anche lei Leone d’oro alla carriera di questa edizione, ndr) vorrei ringraziare la nostra sublime Venezia, il festival del cinema piu’ venerabile e maestoso della terra, per aver alzato la sua bandiera quest’anno, l’anno della visione 2020, per ricordarci che certe cose non vanno da nessuna parte. Mentre affrontiamo i nostri conti, mentre impariamo a riporre la nostra fiducia nell’evoluzione e nei suoi inevitabili cambiamenti mentre ci liberiamo irrevocabilmente di quello che ci degrada e ci sconfigge e scopriamo e impariamo ad assumere la responsabilita’ e ad avere cura di tutti i tesori sia naturali che culturali, possiamo continuare a fare affidamento sul grande, elastico, vasto, selvaggio, brioso, sconfinato e perpetualmente inclusivo stato del cinema. Grazie per il mio leone con le ali. Il miglior dispositivo di protezione personale per l’anima che possa immaginare. Viva Venezia. Cinema, cinema, cinema! Wakanda forever! (il saluto che Boseman pronuncia nel film ‘Black Panther’, ndr) Nient’altro che amore“.
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