Esce mercoledì 17 novembre 2021 (in distribuzione Sony Music e prodotto da Golpe Music) Zingaro, il nuovo singolo di Nyco Ferrari. Un nuovo capitolo per il cantautore di stanza a Milano: un brano sfacciatamente pop anche per chi non ascolta pop, per chi spesso cede ai clichè e per tutti quelli che si ritrovano sempre agli aperitivi, ma anche per chi ama il cinema d’autore e i circoli letterari. Qui Nyco Ferrari offre una versione ironica ed ossimorica di sé stesso: un’anima impegnata che si ritrova a ballare con poco.
Zingaro.
Un po’ distanti dalla città.
Musica leggera in periferia. Ballare soli fregandosene di tutto. Ballare con poco.
Zingaro è una canzone con due anime.
C’è quella spensierata, che canta “popporoppò” sui tetti di Milano a ritmo di reggaeton.
E c’è quella impegnata, che chiede, senza cortesia, di non sprecare tempo alienandosi nel virtuale, ma di tornare alle immagini concrete della vita vera: una schitarrata alla luna, un viaggio esotico, una scelta coraggiosa come quella di cambiare tutto.
Cliché, forse, ma quanto mi piacciono i cliché.
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Ecco cosa ci ha raccontato:
- In che modo ti identifichi con l’appellativo di “Zingaro”?
Innanzitutto tralasciando tutto il dibattito sociale, etnografico ed etnologico che può aprire nella mia canzone la parola “Zingaro”.
Qui è piuttosto un gitano visto dagli occhi di un bohémien.
Nel mio immaginario naif, “zingaro” è una parola che porta con sé un senso di libertà sociale, come una brezza dall’Andalusia. È una libertà che si ripercuote nello stare da solo, o con la gente, e in mezzo alla gente, trovando una propria personale etichetta di comportamento che si rifaccia solo a ciò mi piace essere e come mi piace vivere, trovando il gusto per i colori primari della vita, fregandomene del parere altrui. Ecco, “fregarsene” è un proprio il senso che do all’idea di “fare lo Zingaro”. Che poi è il mood di tutta la canzone
- Cosa ti porti dietro da tutte le esperienze all’estero?
L’idea che puoi essere tutto quello che vuoi, perché se giri l’angolo trovi un intero popolo o nazione che già adotta quel modo di essere direttamente nella propria cultura. Ci facciamo così tanti problemi, sempre, quando invece il vero problema è solo la nostra prospettiva di partenza. Ma il mondo è così vario!
- Cosa ti fa considerare un luogo “casa”?
La vibe. “Casa” è un posto che riflette i miei ideali, dove sento che posso spogliarmi di tutto. Al contempo è un luogo dove io posso costruire e ri-costruirmi, perché sono libero di rielaborare i pezzi del mondo fuori che decido di portarci dentro.
Quindi “casa” può essere benissimo un luogo fisico, ma anche l’incontro con le persone giuste. Alcune sono i miei amici, quelli che quando ci parli rifai il mondo in una notte. Altre persone possono essere sconosciuti. Capita, a volte, di sentirsi a casa con qualcuno di estraneo.
- Come nasce un brano di Nyco Ferrari, e come si allinea la tua formazione jazz con una produzione pop?
Le canzoni spesso mi cadono addosso. Magari sto guidando, o camminando, o parlando con un amico, e mi trovo in testa un frase, così, già fatta, con un’intonazione che ricorda già il profilo di una melodia. A quel punto è archeologia. Allevi fa un bel paragone dicendo che scrivere una canzone è come spolverare osso per osso lo scheletro di un dinosauro. Sottoscrivo.
Il Jazz è improvvisazione musicale. Il pop, il mio pop, è l’atto di fissare un’improvvisazione nella vita, un evento estemporaneo che ho vissuto, un’emozione che ho provato, un momento istintivo, che decido di condividere con chi mi ascolta, fotografandolo in una canzone.
- Progetti per il futuro?
Suonare e vedervi tutti ad un concerto! E poi beh, chiudere l’album. Ops, spoiler?
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