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Mario Scerbo a Talky: “Dopo ‘Viola come il mare’ sogno l’aurora boreale”

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È uno dei protagonisti della fiction del momento, “Viola come il mare”, ma il suo curriculum vanta numerosissime esperienze di successo e di spessore nel patinato mondo della recitazione. Mario Scerbo, attore versatile in forte ascesa, si racconta a Talky.

Mario, come nasce la tua passione per la recitazione?

Fin da bambino attendevo con ansia la recita di fine anno o quella di Natale, mi faceva stare bene. La seduzione è arrivata dopo, quella di esplorare i movimenti, le personalità, gli atteggiamenti delle persone che avevo attorno. Per questo dalla Calabria sono arrivato a Roma per laurearmi in psicologia. È questa città, un labirinto di intrecci, a fare emergere un desiderio inconscio; infatti mentre lavoravo in un ristorante una collega mi ha parlato di un’accademia teatrale e un sussulto diretto è tornato dall’infanzia. Destino, penso! Non ho potuto non assecondarlo. Fatto sta, che a distanza di poche settimane, la recitazione e l’università erano strade parallele. Stupendo constatare quale delle due abbia preso il sopravvento.

Il tuo modello di riferimento?

Sono coloro che tra gli amici più cari stanno incontrando il successo e lavorano nel mio stesso settore come attori, casting, autori. Li sto vedendo crescere a passi da gigante; li ammiro nel loro percorso che li mantiene umili. Sono per me un esempio su come è bello affrontare questo lavoro. Oltre a loro ci sono alcuni degli insegnanti che ho conosciuto a Roma e a New York; mi hanno trasmesso l’arte della recitazione e spero di farla brillare e poterla restituire quanto prima.

Cosa puoi anticiparci di Viola come il Mare?

Sono dodici puntate che dipingono una Palermo, e di conseguenza una Sicilia, inedita, positiva, propositiva con le sue mille sfumature, profumi, mercati caotici e pieni di energia. Viola, la bellissima Francesca Chillemi dal vivo ancora di più – dopo essersi sempre occupata di comunicazione di moda, si trasferisce da Parigi a Palermo (sua città natale), dove farà di tutto per cercare il padre che non ha mai conosciuto. Viola ha un “superpotere” particolare. Sente o meglio vede i sentimenti degli altri attraverso i colori. Si chiama sinestesia. Il colore della persona che ha di fronte, racconta a Viola qual è il suo sentimento dominante in quel momento, la sua attitudine verso la vita, le sensazioni più nascoste dell’animo umano che sono informazioni utili da conoscere, se stai cercando qualcuno. Inizia a lavorare per una redazione web come giornalista di cronaca nera, dove conosce l’ispettore Francesco Demir – Can Yaman – un uomo con un grande talento investigativo ma una scarsa fiducia nel genere umano. Lavoreranno fianco a fianco, sui casi di omicidio: lei come giornalista, lui come poliziotto.

E del tuo personaggio?

Alex è un giornalista di una redazione di Palermo, la Sicilia Web News. E’ il classico ragazzo che pensa di bastare a se stesso. Sicuro che le proprie convinzioni siano quelle giuste. È ambizioso. Punta solo ad arrivare in alto, alla carriera. Non ha bisogno di niente e di nessuno, ma ancora non ha mai firmato un articolo a nome suo. Questo gli crea un profondo senso di insoddisfazione e frustrazione. Ha un atteggiamento maschilista e spavaldo. Ha bisogno sempre di dire la sua. Veste sempre di nero e in questo la scelta della gamma cromatica della costumista Monica Celeste è emblematica. Fino a quando non arriverà Viola a stravolgere le dinamiche; a saturare con la sua energia persino il video; a “spingere” così anche Alex a rischiare terreni sconosciuti ed esortarlo a vivere a colori.

Il regista per cui moriresti dalla voglia di essere diretto?

Arrivo da un’esperienza integrale al Festival di Venezia, 47 film in dieci giorni. Praticamente non sapevo più dove finissero le storie degli altri e dove iniziava la mia. Lo faccio ogni anno. Mi rendo conto di quanto talento esista nel mondo e di quanto bello sia il nostro settore. La lista dei registi con cui vorrei lavorare quindi sarebbe gigante. Amo chi rischia, chi tratta temi scomodi che muovono dentro e fanno pensare. Del resto nell’arte cinematografica oltre all’intrattenimento possono nascondersi i grandi quesiti che portano l’uomo a essere umano.

Il tuo più grande sogno nel cassetto?

Il cinema è il più grande sogno ma se vogliamo dirla tutta, a casa ho una cassettiera di sogni stipati nei cassetti. Questi variano, aumentano, incrementano come le tasse. Entrando nella sezione “lavoro” è banale dire che nel cuore di ogni attore c’è il desiderio di popolarità o l’essere riconosciuto con premi di ogni tipo. A me basterebbe che i registi dicessero “prendiamo Scerbo, quello funziona”. Nei cassetti prossimi c’è il sogno di visitare il Giappone, vedere l’aurora boreale, riprendere le lezioni di pianoforte e quello di colorare le pareti di casa; chiederò prima una consulenza a Viola, ovviamente.

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