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“Guai a domicilio”, intervista all’attore e sceneggiatore Ernesto Estatico

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Guai a domicilio nasce come opera teatrale, sotto il nome di “Non ho tempo devo andare” di Antonio Prestieri al secolo Maldestro e riadattata da Ernesto Estatico. La serie ha vinto al Digital Media Fest, il festival fondato e diretto da Janet De Nardis come miglior opera Comedy. Abbiamo intervistato Ernesto Estatico, sceneggiatore e attore protagonista della serie.

Ernesto come nasce l’idea di “Guai a domicilio”?
Come spiegavo anche nel video di presentazione del “Digital Media Fest”, la nostra web-series nasce come spettacolo teatrale. Siamo riusciti ad andare anche in scena lo scorso dicembre, stava andando tutto bene finché non è arrivato il COVID a calare il sipario. Così, godendo di una gran fan base sul web, grazie ad un canale creato qualche anno prima, abbiamo deciso di riadattare il testo in un linguaggio godibile anche per il “pubblico Social” ed è nato “Guai a domicilio”.

Come invece nascono i ” Ciak & Medico”?

Ciak & Medico nasce per gioco. Inizialmente era una video-rubrica con cadenza settimanale. Ci divertivamo a sparare a zero su chiunque. Era quasi un momento di distrazione per staccare dalla routine e dare sfogo a quell’ “IO” che non vuole prendersi troppo sul serio. Ma quando abbiamo letto sotto il primo video “1 milione di visualizzazioni”, poi 5 milioni, poi 20, ci siamo sentiti avvolti da una grande responsabilità. Fino a quel momento avevamo studiato e lavorato come attori, ma non avevamo mai avuto un pubblico così vasto e così ci siamo messi a lavoro per far diventare Ciak & Medico, la nostra palestra creativa, per sperimentarci e metterci in gioco.

Quanto è importante per te, per le tue sceneggiature Napoli e il tuo dialetto?
Il Napoletano è meravigliosamente pratico e risolutivo. È così poetico quanto divertente. È senz’altro una freccia in più nel mio arco. Nel caso di “Guai a domicilio” la scelta di abusare del dialetto è stata voluta, ma durante la mia gavetta da animatore nei villaggi, soprattutto all’estero, ho capito che la comicità non ha una lingua ed in tempi comici sono universali. Basta uno sguardo giusto al momento giusto, si può far ridere anche in silenzio e si possono raccontare grandi storie anche uscendo dalla propria comfort zone.

Quanto sono importanti eventi come il Digital Media Fest per promuovere il lavoro di voi Creativi?
Non voglio sembrare ruffiano nei confronti del Festival, ma è stato una manna dal cielo per noi! È stata la pacca sulla spalla di cui avevamo bisogno dopo aver lavorato sodo. Ci sarebbe piaciuto viverlo in modo normale, stringendo la mano agli organizzatori, alla giuria, guardando negli occhi e ringraziando i grandi professionisti scelti dalla direzione artistica. Sarebbe stato importante vivere il Festival, perché è in quei momenti in passato, che ho conosciuto persone con le quali sono nate grandi sinergie. Pertanto, sarebbe stato ancora più importante senza questo maledetto virus.

Ti aspettavi il premio ricevuto?
Onestamente no! Credo che ci sono progetti che nascono per i Festival e vengono costruiti per vincere, altri invece per sperimentarsi. “Guai a domicilio” era sicuramente il secondo. Ma probabilmente, è stata propio quella la sua forza.

Come stai vivendo da “artista” questo periodo di pandemia?
In principio ero convinto di poter sfruttare tutto questo tempo libero per scrivere, ed inizialmente ci sono anche riuscito, poi è arrivato un blocco. Improvvisamente non era più tempo libero, ma tempo “vuoto”. Mi rendevo conto che per scrivere avevo bisogno di “vivere”. Oggi mi sento frustrato e derubato dalla vita. Si è presa un anno come nel film “IN TIME”.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho finito da poco di girare con Serena Rossi, la sua ultima fiction “Mina Settembre”. Interpreto un giovane informatico NERD. Il ruolo è abbastanza marginale, ma è arrivato in un momento di buio e l’ho accolto con grande euforia. Poi sto presentando in giro il mio ultimo cortometraggio che racconta la storia di un pugile amatoriale che ha difficoltà a farsi accettare nella palestra del suo quartiere, per via di una diversità mai accettata in quell’ambiente così virile. Oltre questo, ho una serie di corti che vorrei portare avanti, insieme ad un’altra web serie sul canale Ciak & Medico. Spero davvero con tutto il cuore, che il mondo torni ad essere quello di prima o magari meglio, quanto prima possibile.

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