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Mare fuori, Cristiana Farina: “Mi piace raccontare storie che mi mettono di fronte alle mie paure”

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Ha scritto importantissime pagine dello spettacolo italiano e dietro il successo della nuova fiction del mercoledì sera di Rai2 “Mare fuori”, che vede tra gli interpreti Carolina Crescentini, c’è la sua impeccabile firma. Cristiana Farina si racconta con  a Talky.

Qual è la caratteristica principale su cui si fonda “Mare Fuori”?

Mare Fuori è un “coming of age”, un romanzo di formazione corale in cui ciascuno dei suoi giovani protagonisti entra nel bosco dove è chiamato ad affrontare le sue paure, per avere l’opportunità di uscirne più consapevole e quindi adulto. Ad accompagnare i nostri adolescenti in questo viaggio ci sono i genitori, che rappresentano il punto di partenza da cui bisogna affrancarsi, e gli operatori dell’IPM che si occupano della “rieducazione” indicando la via verso un futuro vissuto nella legalità.

Pensando anche alla tua carriera, pensa che oggi sia l’istruzione o l’esperienza a preparare maggiormente al mondo del cinema?

Oddio… questa è una domanda a cui da parte mia sarebbe presuntuoso rispondere. Non sono certo famosa per aver scritto dei film indimenticabili! Se parliamo di televisione invece posso dire che ho avuto la fortuna di fare molta esperienza e di essermi quindi formata di conseguenza. Professionalmente sono cresciuta in un periodo produttivamente molto ricco e quindi ho avuto la possibilità di sperimentarmi in molti ruoli, ideatrice e sceneggiatrice di fiction, autrice di intrattenimento, showrunner e produttrice. In ogni caso l’esperire deve essere supportato da una continua e costante ricerca e quindi di studio. Istruirsi su ogni materia che si affronta a livello professionale è “condicio sine qua non”.

“Quando cerco una storia leggo per una media di cinque ore al giorno, basandomi sulle segnalazioni delle riviste e anche su lettura casuali” diceva Stanley Kubrick. Tu come fai a trovare belle e interessanti storie da trasformare in sceneggiature che possano colpire un produttore?

Anche qui la citazione di un colosso come Stanley Kubrick mi crea sgomento e un sorriso nello stesso tempo. Diciamo con ironia che oggi l’ispirazione per storie interessanti oggi è favorita da internet. Siamo bombardati infatti da notizie, informazioni e storie di ogni tipo ed è facilissimo accedere attraverso il web a qualsiasi tipo di approfondimento o ricerca. Questo è stimolante e amplia gli orizzonti, ma nello stesso tempo può essere estremamente dispersivo. In realtà posso dire che le storie che più mi piace raccontare sono quelle che mi mettono di fronte alle mie paure. Mare Fuori parla dell’adolescenza negata, della gioventù bruciata, della solitudine di chi è nel pieno della vita e per scelta o per sfortuna si trova di fronte una strada sbarrata, Eppure la possibilità di redenzione che si ha quando si è così giovani è infinita e nello stesso tempo commovente. Avere paura ma trovare la strada per superarla è per me un motore di inesauribile ispirazione creativa ed è un motore che si può applicare a tantissime tematiche.

Quali sono gli aspetti che maggiormente differenziano la scrittura di una sceneggiatura in solitaria da una collaborazione con una o più persone?

La condivisione per me è sempre uno stimolo efficace per la fantasia. Quando si trova un partner affine nella creatività è un’esperienza molto formativa. Una serie poi è impensabile scriverla da soli e quindi non ho mai avuto un’esperienza di scrittura in solitaria. Si scrive in gruppo con un’organizzazione gerarchica atta a non perdere l’identità originaria della serie. Mare Fuori infatti è unidea originale sviluppata con Maurizio Careddu con cui ho scritto il soggetto di serie e i soggetti di puntata, oltre alle sceneggiature firmate anche da Peppe Fiore, Luca Monesi e Paolo Piccirillo. Tutto confrontandoci con la struttura Rai guidata da Michele Zatta.

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