Cultura

Linda Simeone, “Gli angeli di Castel Sant’Angelo” nella sua mostra fotografica

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Al via dal primo al 18 agosto presso lo Spazio Cultura di Borgo San Mauro curato dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis,  la Mostra fotografica “Gli ANGELI DI CASTEL S. ANGELO”.

Una mostra fotografica di Linda Simeone raffigurante gli ANGELI della Passione posizionati in uno dei luoghi più amati e visitati di Roma. L’iniziativa rientra negli eventi promossi dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis all’interno del 4° Festival degli Angeli 4. Festival Angelov sostenuto dalla Regione Fvg sul Bando Go2025. Dopo l’anteprima della mostra dedicata al Rilke, abbiamo voluto riproporre una selezione delle fotografie della mostra già esposta in Basilica di San Giovanni in Tuba, facendola rientrare nella quarta edizione del Festival degli Angeli – ha commentato il Presidente Massimo Romita – iniziato a febbraio con l’avvio del Premio Rilke vedrà la sua conclusione nella primavera del 2025 con un importante convegno dedicata alla Poesia di Confine.

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La storia di Ponte Sant’Angelo in breve

Ponte Sant’Angelo fu costruito circa 1.900 anni fa ed è uno dei due antichi ponti romani sul Tevere che sopravvivono ancora oggi.  Dopo che il Ponte di Nerone fu distrutto, i viaggiatori erano obbligati ad attraversare questo ponte per accedere alla Basilica di San Pietro, il motivo per cui è spesso chiamato “ponte di San Pietro”. Sia al castello che al ponte fu dato il nome di Sant’Angelo nel sesto secolo da Papa Gregorio I dopo che ebbe una visione di un angelo che apparve sul tetto del castello per segnalare la fine dell’epidemia. Nel 1669, Papa Clemente IX commissionò a Bernini di sostituire gli angeli di stucco del ponte, ormai in rovina. Le due rampe romane che collegavano il ponte alle due sponde furono distrutte durante la costruzione del Lungotevere alla fine del XIX secolo. Al loro posto furono eretti due archi simili.

Gli angeli di Ponte Sant’Angelo

Papa Clemente VII istituì un pedaggio su Ponte Sant’Angelo nel XVI secolo e usò i proventi per erigere le statue di San Pietro e San Paolo. Il ponte fu abbellito nel 1688 con dieci statue di angeli, cinque su ogni lato del ponte, tutte scolpite da Lorenzo Bernini. Ogni angelo porta un emblema della morte e della sofferenza di Gesù.
 La statua dell’Angelo con la Colonna scolpita da Antonio Raggi e arreca l’iscrizione Tronus meus in columnaIl mio trono è su una colonna”. . Questo angelo porta una colonna che rappresenta la colonna alla quale Cristo fu incatenato mentre veniva frustato.
L’Angelo con i flagelli opera di Lazzaro Morelli, e porta la scritta “In flagella paratus sum – Sono pronto per il flagello”. secondo angelo mostra l’angelo che tiene la frusta usata dai romani per tormentare Gesù mentre era legato alla colonna.
 L’Angelo con la corona di spine è opera di Bernini e del figlio Paolo, ma la scultura originaria non fu mai collocata sul ponte ma è stata custodita nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Sul ponte è stata posta una copia dello scultore Paolo Naldini, la scritta che arreca la statua è In aerumna mea dum configitur spina.a corona, che era posta sulla testa di Cristo, appare su questa scultura.
 L’Angelo con il sudario o Angelo con il Volto Santo è stata scolpita da Cosimo Fancelli, sotto la statua si può leggere la scritta Respice faciem Christi tui Guarda il volto del tuo Cristo”. . Si vede l’angelo che mostra il Velo della Veronica, lasciato con l’impronta del volto di Gesù dopo che fu usato per asciugare il sudore e il sangue dal suo volto mentre portava la croce alla sua crocifissione. La base di questo angelo è stata ammaccata da una palla di cannone scaricata durante la difesa papale del Vaticano nel 1870.
 L’Angelo con la veste e i dadi, anche questa statua è opera dello scultore Paolo Naldini, ed è accompagnata dalla scritta Super vestem meam miserunt sortem, “Per la mia veste hanno tirato a sorte”. La statua rappresenta il momento in cui i soldati romani lanciarono i dadi per determinare chi avrebbe ricevuto la veste senza cuciture di Cristo. I dadi sono tenuti dall’angelo nel pezzo di stoffa che stringe tra le mani.
 L’Angelo con i chiodi è opera dello scultore Girolamo Lucenti, la sua iscrizione è Aspiciant ad me quem confixerunt, “Guarderanno me che hanno trafitto”. I chiodi utilizzati per fissare Cristo alla croce sono presenti in questa scultura. Questo angelo si distingue in quanto il suo corpo è sproporzionatamente enorme rispetto alla sua testa, i suoi lineamenti sono insoliti e il suo viso è sottile. La mano destra dell’angelo si estende per presentare un chiodo, mentre la mano sinistra tiene altri due chiodi.
L’Angelo con la croce di Ercole Ferrata in cui è incisa la frase Cuius principatus super humerum eius , “Il dominio riposa sulle sue spalle”. La croce rappresenta la croce che Cristo fu costretto a portare attraverso Gerusalemme prima di essere crocifisso. La scultura è inferiore alle altre sul ponte in quanto sembra essere una scultura in rilievo bidimensionale piuttosto che un’opera d’arte tridimensionale.
L’Angelo con il cartiglio, anche questo scolpito da Bernini insieme al figlio Paolo. L’ottavo angelo, ufficialmente affidato a Giulio Cartari, è una replica del lavoro di Bernini. La superscrizione dell’angelo recita INRI, che sta per “Gesù di Nazareno, Re dei Giudei” ritrae il segno inchiodato sulla croce sopra la testa di Gesù. Sembra quasi che il drappeggio sia stato aggiunto dopo che la scultura del corpo è stata completata. L’iscrizione su questo angelo recita: “L’angelo arreca l’iscrizione “Regnavit a ligno deus. Dio ha regnato dall’albero”, riferendosi al legno della croce.
 L’Angelo con la spugna è opera di Antonio Giorgetti, la sua scritta è Potaverunt me aceto – “Mi hanno dato da bere dell’aceto”. Secondo i vangeli di Matteo e Marco, uno dei soldati che crocifissero Gesù mise una spugna imbrattata di aceto su un bastone e la premette alle labbra di Gesù poco prima che morisse. Il nono angelo, di Antonio Giorgetti, è mostrato mentre osserva la scena con profondo dolore.
E l’Angelo con la lancia scolpito da Domenico Guidi, presenta l’iscrizione Vulnerasti cor meum “Hai distrutto il mio cuore”.. La lancia rappresenta l’arma che i soldati romani usarono per trafiggere il fianco di Gesù, confermando la sua morte prima di calarlo dalla croce. Il decimo angelo, scolpito da Domenico Guidi, mostra la lancia tenuta vicino al corpo dell’angelo.

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