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Rubik ci racconta il suo nuovo singolo dal titolo “Inox”

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Esce venerdì 7 gennaio 2022 per Supersugo Dischi e in distribuzione Artist First, Inox, il nuovo singolo del cantautore toscano Rubik. Un brano che nasce con una padella in testa, così dice l’autore stesso, a mo’ di caschetto, per abbracciare la vita quando si fa dura. Benvenuti nel mondo pop dolce-amaro di Rubik, il primo singolo di cui vi innamorerete quest’anno.

Ecco cosa ci ha raccontato.

  1. Com’è iniziato il 2022 per te? Inox sta raccontando al meglio questo periodo della tua vita?

Il 2022 è iniziato in modo ironico, con un isolamento causa covid. Quindi direi che adesso (e non solo) Inox sta raccontando al meglio questo periodo della mia vita. In realtà anche se è nata qualche mese fa è proprio di questo che parla: avere il coraggio di guardare fuori dalle nostre finestre, verso gli orizzonti, perché è dove ci sono i limiti che troviamo il coraggio di spingerci oltre. 

  1. Come descriveresti Firenze e il suo mondo underground a chi non è del posto? Com’è la situazione locali post pandemia? 

Firenze è una città piccola, basta un soffio di vento e all’aeroporto non ti fanno decollare. La giri in un paio di giorni al massimo anche se per scoprire i suoi lati nascosti bisogna esser disposti a cercare. Ci sono moltissimi artisti di strada a popolarla, dalle piazze del centro alle vie principali. È una città in cui scrivere una canzone è facile quanto innamorarsi, soprattutto di notte, con le luci accese. In quel momento si riescono a sentire i suoni migliori, dentro e fuori noi stessi. Consiglierei un giro in centro di notte, dal Piazzale Michelangelo, passando per San Niccolò, fino a Piazza San Giovanni, tra il Duomo e il Battistero. È chiaro che la pandemia l’ha attraversata, molti dei circoli famosi per la musica indipendente hanno chiuso, altri sono rimasti aperti e stanno resistendo. Nel centro storico ci sono almeno tre locali molto validi dove ascoltare e scoprire artisti emergenti. Gli stessi locali d’estate portano piccoli grandi palchi nei luoghi all’aperto ed è sempre come la prima volta. Spero solo che questa situazione legata al covid possa finire, una volta per tutte, in modo da restituire la musica alle città e viceversa, perché ne abbiamo bisogno.

  1. Hai già cominciato a muoverti per quanto riguarda la musica live?

Assolutamente si! Il 17 settembre scorso abbiamo inaugurato con una serata live alla Limonaia di Villa Strozzi l’etichetta di cui faccio parte, la SuperSugo Dischi. È stata un’esperienza pazzesca scambiarsi calore con le persone attraverso le canzoni e lavorerò affinché possa accadere di nuovo appena ci saranno le condizioni.

  1. Come nasce la tua passione per la musica? Perchè Rubik nasce solo da poco? 

La mia passione per la musica nasce dai miei primi anni, grazie ai miei genitori, che in casa avevano ed hanno tutt’ora un impianto stereo da far invidia alle tecnologie più moderne. Da Hendrix a Dalla, Zucchero e Renato Zero è stato facile innamorarsi. Rubik nasce nel momento in cui la musica è diventata una vera e propria esigenza per parlare di me; ovviamente non è facile parlare di sé ed è per questo che non è stato un processo immediato. 

  1. Come nasce un brano di Rubik? Hai un metodo?

Un brano di Rubik nasce, in una prima fase embrionale, in modo estremamente istintivo. Mi lascio influenzare da immagini, pensieri, incontri, racconti di altre persone. Poi scrivo, scrivo tantissimo sulle note del mio iPhone e quando arriva il momento faccio un memo vocale. Non essendo un musicista ed utilizzando la voce come unico strumento, ci lavoro qualche giorno, finché la linea melodica non mi convince. Poi mando tutto al mio amico, co-autore e produttore Marco Carnesecchi, con cui ci vediamo in studio. A volte ci confrontiamo su quello che inizialmente mi ha ispirato, ci raccontiamo punti di vista diversi e poi ci facciamo portare lontano dalla sua chitarra. È pazzesco!

  1. Cosa hai imparato da quando hai iniziato? 

Che domanda meravigliosa! Ho imparato molto, soprattutto all’importanza delle collaborazioni con altre persone e artisti, che il confronto insegna più di una scuola. Che bisogna credere in quel che si fa, specie nei momenti difficili.

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